Labyrinth of Becoming.
I Cerchi dell’Esistenza.

Bologna, 1996/97

The artistic installation of the concentric white walls is a mesmerizing and thought-provoking experience that challenges the spectator to navigate their way through a maze-like structure to reach the center. The deliberate lack of visibility, with only a small door indicating the way to the next circle, forces the viewer to rely on their sense of touch and intuition to progress.

As the spectator makes their way through each circle, the feeling of struggle and uncertainty mirrors the challenges and obstacles faced in life. The artist's incorporation of the ancient labyrinth in Crete adds a layer of depth to the installation, symbolizing a journey towards maturity and self-discovery.

Reaching the center, the "last space or room" as the artist describes it, provides a moment of reflection and introspection as the spectator is left alone with themselves. The intentional denial of a clear view of the center emphasizes the difficulty of finding oneself amidst the chaos of life.

Ultimately, the installation offers a sense of relief and accomplishment as the spectator emerges from the maze, symbolizing the completion of their journey towards self-awareness. The artist's intention to challenge and provoke thought is well-executed, leaving a lasting impression on those who experience the installation.

L’installazione artistica dei muri bianchi concentrici è un’esperienza ipnotica e stimolante che invita lo spettatore a orientarsi in una struttura labirintica per raggiungere il centro. La deliberata mancanza di visibilità, con soltanto una piccola porta a indicare il passaggio verso il cerchio successivo, costringe il visitatore ad affidarsi al tatto e all’intuizione per proseguire.

Avanzando attraverso ciascun cerchio, la sensazione di fatica e incertezza riflette le sfide e gli ostacoli affrontati nella vita. L’inclusione, da parte dell’artista, del richiamo all’antico labirinto di Creta aggiunge ulteriore profondità all’opera, simboleggiando un viaggio verso la maturità e la scoperta di sé.

Raggiunto il centro — quello che l’artista definisce come “l’ultimo spazio o stanza” — si apre un momento di riflessione e introspezione, poiché lo spettatore si ritrova solo con sé stesso. La scelta di negare intenzionalmente una visione chiara del centro sottolinea la difficoltà di ritrovare se stessi nel caos della vita.

In definitiva, l’installazione offre un senso di sollievo e di compimento quando il visitatore riesce a uscire dal labirinto, a simboleggiare il completamento del proprio percorso verso la consapevolezza di sé. L’intento dell’artista di stimolare e provocare riflessione è pienamente realizzato, lasciando un’impressione duratura in chi vive questa esperienza.